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Natale, tempo di grandi successi sotto
l’albero: dai Pooh ai Pink Floyd è tutto un fiorire di raccolte,
cofanetti e bignamini con relativi DVD confezionati per assicurare ai
discografici delle sante, santissime feste all’insegna dell’opulenza.
Nei negozi è arrivata anche un’antologia dei disciolti Smashing
Pumpkins con 16 hits + 2 inediti (Real Love e Untitled),
operazione pianificata da mesi (in un primo tempo si parlava di un box
triplo con diverse registrazioni live), arricchita nella prima tiratura da
un secondo cd dal titolo Judas 0 - a collection of B-Sides And Rarities,
perfetto analgesico per completisti e fans inconsolabili. Paghi uno,
prendi due regalando un po’ di felicità ai bambini di chi lavora tutto
l’anno nello sporco business della musica. Così, mentre il doppio Echoes
dei Pink Floyd vola al primo posto in classifica pur non offrendo chicche
irrinunciabili, il Greatest Hits delle Zucche rimedia in parte al
vuoto post Machina e alla frustrazione provata da molti quando la
Virgin impedì a Corgan di continuare a spacciare gratis via internet Machina
II, l’album fantasma della band.
Tredici anni, sei dischi, una popolarità enorme
accumulata concerto dopo concerto nello stesso periodo in cui il mondo
guardava a Seattle, ai Nirvana, alla moda grunge, al ritorno delle
chitarre flower-power e delle batterie pestone. Billy Corgan (voce,
chitarra), James Iha (chitarra), D’Arcy (basso), Jimmy Chamberlin
(batteria). Quattro ragazzi che provavano dieci ore di fila al giorno e
nel tempo libero ascoltavano con lo stesso entusiasmo i Led Zeppelin, i
New Order, i Cure e persino un gruppo di quart’ordine come i Cheap Trick.
Un team difficile da tenere insieme sul palco o in studio di
registrazione. Come i Talking Heads. Come i Pixies. Un po’ meno dei
Velvet Underground. Le Zucche si sono sfasciate definitivamente circa un
anno fa. La corda tesa fino al limite, le pressioni insostenibili,
l’ultimo disco che somigliava più ad un album del solo Corgan che ad un
lavoro d’equipe. La bionda, algida D’Arcy, stanca di litigare con
tutti, aveva già lasciato il posto a quello schianto di Melissa Auf Der
Maur (ex Hole), capelli corvini, fascino dark in linea con il look
vampiresco assunto dal leader nella fase elettronico-decadente di Adore.
E Chamberlin era rientrato in tempo per il gran finale, trascorso un
periodo di disintossicazione durante il quale i suoi compagni avevano
preferito sostituirlo con una drum machine. Le canzoni degli Smashing
Pumpkins però hanno retto all’urto, tanto che il confronto tra classici
e rarità non esiste neppure: impossibile trovare tracce all’altezza di Today,
Disarm, Bullett With Butterfly Wings, 1979 nella
lista di Judas O. Persino Stand Inside Your Love, giudicata
in un primo tempo come una canzone di routine, riacquista una luce
diversa. Fanno breccia le liriche visionarie di Corgan e cresce l’attesa
per la sua nuova creatura, gli Zwan, freschi di debutto live. Poi, chissà,
un giorno gli Smashing potrebbero anche tornare insieme per un disco
all’altezza di Mellon Collie And The Infinite Sadness. Mai dire
mai, ragazzi... "The world is a vampire/sent to drain" .
(R.D.J.) |
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Links www.smashingpumpkins.com
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