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SONGS:OHIA - The Magnolia Electric Co. ( SecretlyCanadian ) |
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Più che il nuovo disco di Songs:Ohia , Magnolia Electric Co. sembra essere un progetto messo insieme dagli artisti che ruotano intorno alla Secretly Canadian Records. Cambiano i compagni di viaggio e dopo Edith Frost e i Lullaby For The Working Class oggi i nomi sono quelli di Scout Niblett, una specie di Jo Squillo in extasi, Jennie Benford, una che dorme con il banjo sotto il cuscino, i poderosi fratelli Sullivan, quel cow-boy stralunato di Lawrence Peters e Mike Brenner, chitarrista e cantante degli Slo-Mo. Registrato nientemeno che a Nashville con la regia di Steve Albini il disco è un imponente tributo al country, al folk e al rock dei Settanta. Tra strade polverose e poeti alcolizzati Molina si muove con decisione, ascoltando i lamenti e le rassegnazioni, i sogni e i desideri di rinnovamento: “mentre eravate occupati a badare ai miei errori del passato io provavo a cambiare e migliorare me stesso”. Per Molina bisogna saper ascoltare le esigenze del cuore per non soccombere alla povertà di spirito, ed in questo ci appare sempre più come un predicatore mancato che canta tra le tenebre dell’anima. Malinconia per il passato e desiderio di autenticità si mescolano in queste suggestive nove tracce oltrepassando gli stilemi di un genere, l’alternative country, che sembra non prosciugarsi mai, basti pensare al successo dello scorso anno di band come Wilco e Lambchop. C’è spazio anche per il country classico che emerge, oltre che nelle backing vocals di quasi tutte le canzoni, nella stupenda The Old Black Hen, cantata da Peters in puro stile western, mentre il lato psichedelico di certo seventies rock affiora in Almost was good enough, con quell’organo funereo a far da sfondo all’intera canzone. Non è uno di quei dischi che cattura al primo ascolto, privo com’è di maliziosi refrain, e non è sicuramente il disco per cui Songs:Ohia sarà ricordato, ma vi è la sensazione di una piacevole tappa obbligata nel percorso di un artista che guarda avanti con passione, nonostante le invadenti ombre di tutta la tradizione rock a stelle e strisce.
Due chiacchiere con Jason Molina
Basso, sorridente e disponibilissimo il Jason Molina che incontro alla fine del suo concerto romano. Davanti ad un paio di birre iniziamo a chiacchierare
********* Si sbaglia chi pensa che sia una novità questo amore per il country ed il folk presente nell’ultimo disco. C’è sempre stato e lo si capisce soprattutto dai testi sempre molto intimi, molto personali. La presenza di Steve Albini ha reso inevitabili sonorità molto rock ma è venuto fuori in modo del tutto spontaneo
Eppure gli umori sono diversi … Questo sì, ma è un fatto più personale che musicale, dipende dal periodo che stavamo vivendo e non dalla riscoperta di un genere.
Stasera hai fatto praticamente solo pezzi nuovi, qualcuno si è risentito, forse ci si aspettava una performance più intima, cantautorale… Si, ho sentito che qualcuno chiedeva i pezzi di Lioness e Ghost Tropic… però credo che ci fosse molto di questi lavori nello show di stasera, come sincerità e intimità intendo, soprattutto nei testi…
Sì però sei in Italia, non credo tu possa contare sulla comprensione immediata delle liriche… In effetti questo problema mi è stato già posto e credo proprio che nel prossimo disco ci saranno traduzioni in tedesco, in italiano e in spagnolo. Ci tengo molto, vorrei che la musica superasse certe barriere… Prima sul tuo sito erano disponibili tutti i testi, ora che però è in vendita ce ne sono parecchie di barriere… Conosco il sito, è realizzato con molta cura e precisione ma non l’ ho voluto né fatto io. Se ne occupano gli ammiratori (ride) e non so perché ora sia in vendita…
C’è qualcosa che stai cercando come musicista? La ricerca stessa! Io credo che tutti cerchino qualcosa, come individui, e questo è quello che faccio con la musica, questo è quello che accomuna tutti i miei dischi, ecco perché non riesco a pensarli come capitoli diversi della mia “carriera musicale”. Vedi nella mia vita c’è una donna, ci sono tanti amici e un sacco di soddisfazioni, eppure la ricerca non è finita, sono teso verso qualcosa e la musica è il mio strumento di ricerca. Insomma un mezzo non uno scopo. Potevo trovarne altri, magari fare un altro lavoro…no forse no, non saprei proprio cos’altro avrei potuto fare se non il musicista, ma questo in effetti è tutto un altro discorso.
E per quanto riguarda le influenze musicali in quest’ultimo disco? Volevamo chitarre sporche, tanti echi realizzati con vecchie tecniche sui cori femminili e soprattutto qualcosa che si adattasse il più possibile ad essere suonato dal vivo
Grazie.
sul web: http://www.secretlycanadian.com Jo Laudato |
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