Sogno X, un nome che può dire poco a chi non si è mai interessato al
lato più selvaggio e tribale dell'elettronica, ma fondamentale per
chiunque sia mai incappato nel genere trance internazionale. La
formazione, come testimoniato da questo splendido album, ha raffinato e
perfezionato il suo sound attraverso un paziente lavoro di studio e una
presenza, fin dagli albori di questa musica, a tutti i maggiori raduni,
festivals e rave internazionali. Marcus Maichel e Jah Muller
(questi i loro "teutonici" nomi) hanno pubblicato, lo ricordiamo We
created our own happiness e Trip to Trancesylvania nel
1997 rispettivamente su Avatar e Tunnel,
"Radio" nel 1998 su Blue Room, senza contare le
innumerevoli presenze sulle varie compilation del genere ed un compact
antologico pubblicato dalla loro etichetta degli esordi. Dopo tante ottime
produzioni e tanti successi, non contenti in questi mesi escono con
Irritant (appena pubblicato già nelle flight-case di tutti i djs
del globo, esaurito e subito ristampato) quasi a dettar legge, travolgendo
tutti, vecchi e nuovi, trancers e appassionati di techno in generale con
un sound davvero spaventoso per potenza, bellezza e definizione.
La
opening track, Irritant, introduce degnamente nell'universo X e risulta persino troppo
breve nei suoi oltre otto minuti di rapido incedere, ricordando alcune
intuizioni del bellissimo progetto Organic Noise del 2000
assieme a Planet Ben; Rewind (no, niente a che vedere con l'omonimo
disco di Ticon, e nemmeno un remix del Vasco nostrano) impressiona
per i maestosi staccato, che sottolineano la potenza e la compattezza
degli arrangiamenti e le sinuose curve armoniche degli archi sintetizzati;
No Process
testimonia apertamente la nuova passione degli X-Dream per passare drumloops e singoli timbri attraverso modulazioni ad anello, che
robotizzano e cristallizzano le frequenze donandole una ruvidezza molto
d'effetto; Thorazin
apre piuttosto techno, quasi acid-core, per poi stabilizzarsi su un
violento pumping percussivo sovrastato da un lead "zanzaroso" e
disturbante (risulta forse la meno moderna della raccolta); Peters Hoover gioca sulle
ambiguità d'accento ritmico impastando le parti con diversi livelli di
distorsione e modulazione e ruotando il centro ritmico con sottili
variazioni di ritardo, poi sovrapponendoci un una nenia di strings dal
sapore vagamente orientale; Fall Out, con un bell'intro alla Vertigo di Hitchcook,
capovolge le aspettative ad ogni stop ed è forse il vero diamante del
lotto: traccia dotata di un tensore notevole al centro che anticipa uno
sviluppo finale lirico e goticheggiante, assolutamente da trip;
Universal Chaos ci
catapulta in un alternanza di tribalismi africani e fredde atmosfere
siberiane, a testimoniare la forte antitesi tra le radici tedesche del
combo e le origini archetipe del ballo per poi risolversi in una
sorprendente fusione delle due essenze sul finale; Intercorporal Stimulator, già
edita da tempo in singolo 12", stupisce ancora per contrasti risolti,
accostamenti curiosi e miscele inaspettate portandoci presto ad un
overflow fisico-emozionale veramente duro da sostenere; Magic Moments finalmente
rallenta il passo, colpendoci però con fragorosi hit di campionamenti
ritmici e breakbeats in distorsione arrivando quasi ad un feeling
elektro-noise alla Somatic Responses, se non fosse per i
sintetizzatori in gate e gli "allunghi" tipicamente trance; All Rights reserved congeda
l'ascoltatore con un cut-up sottilmente funk, con tanto di wah guitars e
charleston aperti, con un tempo in continua fluttuazione ma sempre immersi
però negli ambienti e le suggestioni di un disco pensato forte, davvero
forte.
Se esiste una sintesi dell'essenza più centro-europea della
trance, non quella deviante e funambolica degli israeliani o larga e
minimale degli svedesi, ma quella più decisa, potente e meccanica
che può esser suonata nei parties solo a notte fonda, quando la folla
grida e scalpita e incita a ricominciare ogni volta che il dj "fa il
vuoto" durante il set, può essere davvero ben rappresentata da questo
disco e pochi altri in circolazione.
Andrea
Capanna |