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X-DREAM

X-DREAM

X-DREAM - IRRITANT



Alcuni indirizzi utili:

http://www.chaishop.com/
(Una miniera, anche un ottimo online-shop)

http://www.psyshop.com/
(Un altro virtual shop)

http://www.mushroom-online.com/
(il sito della famosa mini-rivista)

http://www.psynews.org/
(tutto su parties, uscite discografiche, eventi)

http://www.progressivewelt.de/
(specifico per la progressive trance)

http://www.third-eye.org.uk/trip/index.html
(recensioni e forums)

http://www.blueroom.co.uk/
(Il sito dell'etichetta discografica degli X-Dream)

http://www.goatrance.com/
(Un istituzione: forums, agenda degli eventi più importanti)


X-DREAM - IRRITANT
2002 - Global Trance Network

Sogno X, un nome che può dire poco a chi non si è mai interessato al lato più selvaggio e tribale dell'elettronica, ma fondamentale per chiunque sia mai incappato nel genere trance internazionale. La formazione, come testimoniato da questo splendido album, ha raffinato e perfezionato il suo sound attraverso un paziente lavoro di studio e una presenza, fin dagli albori di questa musica, a tutti i maggiori raduni, festivals e rave internazionali. Marcus Maichel e Jah Muller (questi i loro "teutonici" nomi) hanno pubblicato, lo ricordiamo We created our own happiness e Trip to Trancesylvania nel 1997 rispettivamente su Avatar e Tunnel, "Radio" nel 1998 su Blue Room, senza contare le innumerevoli presenze sulle varie compilation del genere ed un compact antologico pubblicato dalla loro etichetta degli esordi. Dopo tante ottime produzioni e tanti successi, non contenti in questi mesi escono con Irritant (appena pubblicato già nelle flight-case di tutti i djs del globo, esaurito e subito ristampato) quasi a dettar legge, travolgendo tutti, vecchi e nuovi, trancers e appassionati di techno in generale con un sound davvero spaventoso per potenza, bellezza e definizione.

La opening track,
Irritant, introduce degnamente nell'universo X e risulta persino troppo breve nei suoi oltre otto minuti di rapido incedere, ricordando alcune intuizioni del bellissimo progetto Organic Noise del 2000 assieme a Planet Ben; Rewind (no, niente a che vedere con l'omonimo disco di Ticon, e nemmeno un remix del Vasco nostrano) impressiona per i maestosi staccato, che sottolineano la potenza e la compattezza degli arrangiamenti e le sinuose curve armoniche degli archi sintetizzati; No Process testimonia apertamente la nuova passione degli X-Dream per passare drumloops e singoli timbri attraverso modulazioni ad anello, che robotizzano e cristallizzano le frequenze donandole una ruvidezza molto d'effetto; Thorazin apre piuttosto techno, quasi acid-core, per poi stabilizzarsi su un violento pumping percussivo sovrastato da un lead "zanzaroso" e disturbante (risulta forse la meno moderna della raccolta); Peters Hoover gioca sulle ambiguità d'accento ritmico impastando le parti con diversi livelli di distorsione e modulazione e ruotando il centro ritmico con sottili variazioni di ritardo, poi sovrapponendoci un una nenia di strings dal sapore vagamente orientale; Fall Out, con un bell'intro alla Vertigo di Hitchcook, capovolge le aspettative ad ogni stop ed è forse il vero diamante del lotto: traccia dotata di un tensore notevole al centro che anticipa uno sviluppo finale lirico e goticheggiante, assolutamente da trip; Universal Chaos ci catapulta in un alternanza di tribalismi africani e fredde atmosfere siberiane, a testimoniare la forte antitesi tra le radici tedesche del combo e le origini archetipe del ballo per poi risolversi in una sorprendente fusione delle due essenze sul finale; Intercorporal Stimulator, già edita da tempo in singolo 12", stupisce ancora per contrasti risolti, accostamenti curiosi e miscele inaspettate portandoci presto ad un overflow fisico-emozionale veramente duro da sostenere; Magic Moments finalmente rallenta il passo, colpendoci però con fragorosi hit di campionamenti ritmici e breakbeats in distorsione arrivando quasi ad un feeling elektro-noise alla Somatic Responses, se non fosse per i sintetizzatori in gate e gli "allunghi" tipicamente trance; All Rights reserved congeda l'ascoltatore con un cut-up sottilmente funk, con tanto di wah guitars e charleston aperti, con un tempo in continua fluttuazione ma sempre immersi però negli ambienti e le suggestioni di un disco pensato forte, davvero forte.

Se esiste una sintesi dell'essenza più centro-europea della trance, non quella deviante e funambolica degli israeliani o larga e minimale degli svedesi, ma quella più decisa, potente e meccanica che può esser suonata nei parties solo a notte fonda, quando la folla grida e scalpita e incita a ricominciare ogni volta che il dj "fa il vuoto" durante il set, può essere davvero ben rappresentata da questo disco e pochi altri in circolazione.

Andrea Capanna