Fantafestival 2004: XXIV Fantafestival, Chronicles of Riddick, Custodes Bestiae , Evilenko, L' altrove, Lo stronzo assassino, Pistole nude, Red Riding Hood, Shunned House , Tube, Twisted, Two Sisters |
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PAURA, RISATE E DISGUSTO AL XXIV FANTAFESTIVAL un report delirante del vostro devoto Nino G. D’Attis |
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E Fantafestival fu! Il numero 24 per la ditta Pintaldi & Ravaglioli, con un comeback alla multisala Quattro Fontane di Roma, la sede più amata dagli aficionados. “Hic sunt leones”: ecco una frase che dovrebbe essere affissa all’entrata per tenere a debita distanza gli sprovveduti, i poveri vergini che pagano il biglietto d’ingresso convinti di poter assistere alla rassegna nelle migliori condizioni possibili. Silenzio? Stiamo parlando della terra promessa dei pirati che quest’anno, pur di non perdere l’appuntamento, hanno abbandonato famiglia, fidanzate, amici al mare per tornare in città. A luglio, nella Grande Fornace dell’Estate Romana (o rumena?), stoicamente disposti a sfidare un caldo che ti squaglia come un cono gelato. Loro sono l’anima di una kermesse che altrimenti faticherebbe non poco a stare in piedi. Loro formano la giuria migliore per giudicare capolavori e operette. Pure, vorrebbero cacciarli con ogni mezzo necessario: audio sparato al massimo in sala per coprire i commenti dei soliti noti, minacce legali («Chiamiamo la polizia!») e illegali («Fatela finita col casino o ve bruciamo tutti li motorini parcheggiati qua fuori!!!»). Ma il Fantafestival riscuote. Quasi tutte operette, quest’anno, però l’euro tintinna, c’è la fila alla cassa e questo dovrebbe far piacere a direttori artistici, gestori e assessori alla cultura. «Le pellicole della prima giornata sono da dimenticare, ma chi se ne frega, siamo qui per divertirci, per ritrovarci tutti insieme e fare del sano casino» dice Alfredo, colosso barbuto che nella vita di tutti i giorni fa il manager nel giro delle corse motociclistiche. Gli fa eco Pinuccio: «I film? Una mazzata sulle palle, per fortuna il divertimento non manca.» Ci siamo tutti. Ci abbracciamo, ci scambiamo pacche sulla schiena, rievochiamo aneddoti del 2003, del 2002, del 2001 e così via. Polidori, Kurando, Gamera, Zingariello & Co. L’ilarità non si può arrestare, soprattutto di questi tempi. Qualcuno ha preso una settimana di ferie dal porco lavoro, altri sono arrivati da Milano e mi raccontano del raid improvvisato poco tempo fa in un altro cinema della capitale, in occasione dell’uscita de L’Alba del giorno dopo di Roland “Destroy N.Y.” Emmerich: «Ci siamo dati appuntamento via internet, eravamo una trentina di ‘disturbatori’, in sala è scoppiato un finimondo che il regista del film americano se lo sogna!» Prova di sportività: Giovanni Pianigiani, assiduo frequentatore del Fanta e oggi co-autore insieme a Lorenzo Onorati del non memorabile Nella notte (o Night’s vampires, ancora non c’è un titolo definitivo, stessa cosa per la sceneggiatura), ha resistito al peggio, insieme ad alcuni membri del cast, fino all’ultimo minuto di proiezione. Non c’è buona volontà che tenga, perché a parte un paio di trucchi facciali decenti, il film è una sarabanda di gags involontarie tenute insieme dalle peripezie di Oksana (Juliana Ierugan), un’avvenente vampira russa emula di Buffy e (mal)capitata nel giro della prostituzione italiana. A dieci minuti dall’inizio, Oksana scopre che gli italiani non sono brava gente: malati, psicopatici, cocainomani duri con la mannaia (formato mignon, le vendono a San Marino!) sempre a portata di mano. Fotografia da preistoria della telenovela, esterni girati sulla via Prenestina, dialoghi deliranti, urlati, scanditi alla maniera del fu Gassman Vittorio. Lo splatter abbonda, idem per i riferimenti colti (le produzioni Troma, il fumetto hard The Girl del sommo Kevin Taylor, dal quale si mutua il look di un démone che si nutre di adrenalina), ma il risultato è appena una spanna sopra de Il Bosco 1 di Andrea Martori (anno di disgrazia 1988) e dell’ancor più demente Il Ronzio delle mosche di Dario D’Ambrosi, massacrato secondo giustizia da fischi e lazzi lo scorso anno. Meglio Nella notte, in ogni caso, della stucchevole prova di demenzialità in salsa francese offertaci da Pistole nude di Eric Lartigau, con Kad Merad, Olivier Barroux (accreditati anche in veste di sceneggiatori) e quel Gérard Darmon che ricordavo immenso nel bellissimo 37°2 Le matin (1985) di Beineix. Il modello qui è la serie Una Pallottola spuntata, ma tra sceriffi culattoni, barzellette da Bagaglino e agenti federali imbranati, il film fa piangere più dei classici da fazzoletto Il Venditore di palloncini e L’Ultima neve di primavera. In mezzo c’è stato La Maschera di Frankenstein, annata 1957, regia di Terence Fisher, produzione Hammer e copia consegnata al proiezionista dopo un paio di centrifughe a 90° nella lavatrice di casa Pintaldi. «Mi serve un cervello» dice l’infame scienziato creato da Mary Shelley. «Pure a noi, dottò!» Il terrore viene annunciato ma non arriva alle ore 22.45, con il pianto della nouvelle vague dei films asiatiques, il coreano Two sisters (titolo originale: Janghwa, Hongryeon), preceduto dagli interessanti corti della serie Brividi urbani prodotti da Sci-Fi The Unreal TV. La cosa più bella di Two sisters è la maglietta promozionale che ci hanno regalato all’ingresso. La recensione più incisiva del film di Kim Jee-Woon non è del sottoscritto ma dell’anonimo molestatore che ha urlato in sala: «Giuro che la smetto di fare casino se qualcuno si degna di spiegarmi la trama!» Applausi. Risate. Urla di approvazione. La sala è un sol uomo, un’orchestra giocosa, coloratissima, magnifica. La prima regola del Fantafestival Club è: si parli del Fantafestival Club. Io sto facendo il cretino come quando avevo diciassette anni e mi sento maledettamente bene: questo è il migliore dei non-mondi possibili. ma soprattutto la sezione Forum di http://www.unamanolavalaltra.it/phantaphilm.htm |
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