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Radiohead:Hail to the thief (Parlophone)

 

Radiohead:Hail to the thief Amnesiac era un altro di quegli album dei Radiohead talmente magnifici da augurarsi che fosse l'ultimo. Ecco, quando terminavano le ultime note di quell'incredibile messa chiamata "Life in a glass house", quando Thom Yorke urlava "Only, only, only" e sapevo che il disco stava per finire, ricordo che speravo non ne facessero un altro, perché non avrebbero mai potuto comporre qualcosa di così perfetto, e non volevo sentirmi delusa come quando ascoltavo All that you can leave behind degli U2, mandavo giù la saliva e mi ripetevo carine le canzoni, rimpiangendo The Joshua tree. The Bends era migliore di Pablo honey, Ok computer sembrava imbattibile, Kid A lo superava, Amnesiac vinceva una scommessa impossibile. In otto anni, cinque capolavori. E se si fossero fermati qui, ero sicura, sarebbe stata l'idea migliore. Un fulmine musicale che tutti avrebbero riconosciuto come straordinario, prima che facessero la fine dei Rolling Stones.
E con queste premesse, possibile, ma come diavolo è possible che Hail to the thief non deluda?  Mixato nei celebri Abbey Roads Studios , dopo la realizzazione tra Inghilterra e America, l'album non è ancora uscito ufficialmente in Italia, ma le alte amicizie nella casa discografica W**** mi permettono di ascoltarlo in anteprima per Blackmail.
Si parte con 2+2=5, lamento iniziale di quella voce incredibile e aliena che a un tratto si mette a strillare e trasforma il pezzo in rock, segue Sit down, stand up, il lento e triste viaggio Sail to the moon. Un lungo respiro emozionato. Quella dei Radiohead è, ancora, musica che arriva da un altro mondo, dall'universo onirico, dagli incubi globalizzati fatti di guerra e fine del mondo, dall'eterno dolore dell'amore che finisce, dall'infinita paura di un passato che torna a chiedere da mangiare, come i lupi dell'incredibile ballata di chiusura A Wolf at the door, straordinaria dichiarazione d'amore a una donna, forse, forse, alla miseria dell'andare avanti. Cullati in un paesaggio che sembra la piaggia diserta di Dante (poeta omaggiato nello scorso album con l'enigmatica Pyramid song), rassicurati dalla voce mielosa di Yorke, si cammina attraverso alberi spogli convinti di essere al sicuro, finché le macchine non vengono a darti la caccia, i telefoni e gli allarmi che "dovrebbero suonare" (The Gloaming) ti riportano alla paura di quello che sarà, alla consapevolezza che nemmeno la bellezza più alta di quelle note cambierà nulla, pur lasciando il nulla tanto più splendido da ascoltare.

Vero viaggio dentro un'anima, Hail to the thief ripropone le atmosfere e I luoghi di Kid A e Amnesiac; stessa è l'angoscia sublime per un mondo che non si può comprendere, stessa quella malinconia rassegnata che pure conforta,  anche nelle radure spaventose in cui i quattro ragazzi di Oxford si perdono facendoti entrare assieme a loro.  Ma non c'è nulla di ripetitivo in questo ennesimo miracolo, anzi la realizzazione di un sogno inaspettato, che il disco di due anni fa potesse continuare e rinascere dopo il requiem con altri 14 pezzi, disperati, decisi, erotici, tecnicamente, e musicalmente, perfetti. Non vale la pena di fermarsi a descrivere ogni singolo brano, è necessario dirlo, che Go to sleep è favolosa, Where I end and you begin forse la migliore, che Suck young blood può trasformare in vampiri? Se esiste come mi piace pensare una qualche dea della musica che passa di corpo in corpo, credo viva dentro Thom Yorke, piccolo marziano con un occhio solo lacerato da una bellezza che esplode.

Scusate i toni lirici. Sono due ore che ascolto l'album nuovo di zecca scrivendo il pezzo, e commuove. La band si dice contrariata che le canzoni, a quanto pare disponibili in forma non ancora definitiva, siano già presenti in rete. Non ce n'è motivo; chi ama i Radiohead non potrà comunque non comprare l'album, che dovrebbe uscire il 6 Giugno anticipato dal singolo There there il 26 maggio. Quanto a un possibile tour, sono felice di avere visto i Radiohead due volte, a Firenze nel 2000 e a Verona nel 2001. Scenari a parte (l'Arena e Piazza Santa Croce), non credo di aver mai assistito a concerti rock più emozionanti e suggestivi, né di riuscire a pensare a una band capace oggi di fare musica più piena e incantevole di quella che Hail to the thief ci regala, ancora una volta. Si vocifera di concerti in luglio, a Bergamo, Ferrara, Firenze, Roma e Napoli, tenete d'occhio www.idioteque.it per le date ufficiali. E non lasciatevi sfuggire la possibilità di ascoltare dal vivo la migliore band degli ultimi dieci anni, mentre le classifiche si riempiono di Coldplay qualunque che credono che facendo la lagna su Mtv si raggiungano gli stessi livelli. Oltre a nascere sotto una stella speciale, Thom Yorke, Ed O'Brien, Phil Selway, Johnny e Colin Greenwood sono davvero grandi musicisti.

 

Valentina Soluri