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Cody ChesnuTT: The Headphone Masterpiece (Ready Set Go!) |
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Che coraggio: per il debutto sulla lunga distanza il Signor Cody ChesnuTT (guai a lasciare le conclusive T del cognome minuscole!) sceglie la via del doppio album, dal titolo pretenzioso (il capolavoro per cuffie, con riferimento preciso ad un modello della Sony) e dalle registrazioni assolutamente lo-fi, provenienti dal Sonic Promiseland, confortante studio realizzato presso la propria abitazione californiana. Dalla sua casetta nella prateria, un uomo (quasi) solo ha partorito le canzoni dei suoi sogni (ora anche dei nostri), 36 per la precisione, sebbene alcune non arrivino al minuto ed una parte di esse non si estendano per più di 120 secondi. Un compendio di pensieri, flash, melodie e ritornelli immersi dal talentuoso polistrumentista in un calderone sonoro che comprende rock garage, soul, funk ed elettronica assolutamente artigianale. Viaggiando qua e là per le tracce del disco, si riescono ad intravedere le sagome sonore di Sly e Famiglia, Stevie Wonder, Prince e (pure!) Beck. Forse è esagerato immaginare, in là col tempo, The Headphone Masterpiece come un album indimenticabile, vero è che ora risulta un capolavoro in bassa fedeltà che suona, suona molto bene. Bene come uno schiaffone alle majors ed ai loro ipertecnologici studios dei quali l’ultratrentenne di Atlanta non sa che farsene: l’obiettivo di ChesnuTT (occhio alle TT!) di rileggere la golden age del soul - rock è centrato ed i diversi momenti memorabili del disco lo confermano. Sentire per credere: nel primo volume Upstarts In A Blowout, B!%@#, I’m Broke (dal sapore electro), le struggenti melodie di Serve This Royalty, le delikatessen soul di Smoke And Love e Can’t Get No Betta’. Nel secondo episodio spiccano l’ilare Family On Blast, seguita da una ballad d’altri tempi, My Women, My Guitars, mentre poco più in là riecheggia l’incredibile When I Find Time. Troppe davvero le tracce da richiamare (per non parlare dei numerosi schizzi e frammenti inclusi, chissà se ulteriormente sviluppati cosa avrebbero potuto rappresentare..), il disco rivela diverse e continue sorprese ad ogni ascolto. La pensano certo così anche a Philadelphia, dalle parti dei compari Roots che hanno voluto reinterpretare nel loro recente Phrenology la traccia The Seed, con l’amico Cody che canta e suona con il gruppo (video compreso). Ispirato, sbruffone e sensuale, il nostro ChesnuTT (le TT!)…
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