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DIZZEE RASCAL: Showtime (XL Recording) |
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Chi non dimentica le radici working class, il ghetto e lo spirito del garage iniziale sono i So Solid Crew , una trentina di DJ, Mc e vocalist incazzatissimi che si creano un piccolo impero da autogestire. Sono la risposta garage ai Wu Tang Clan. Ed è anche grazie a loro se oggi la scena garage inglese può vantare tre autentici gioielli: The Streets, adorati da Bowie e Massive attack, poeti del disagio giovanile inglese con testi alla Irvine Welsh nascosti in una miscela esplosiva di pop, garage e rap. Audio Bullys, house rock senza precedenti che ripercorre la storia del pop rivoluzionario britannico in chiave dance. E Dizzee Rascal, un diciannovenne di colore che ha venduto con il primo Boy in da corner 250.000 copie e che ha vinto il Mercury prize l’anno scorso facendo innamorare la stampa musicale di mezzo mondo.
Showtime, seconda attesa prova del giovane demonio è più che una
conferma. La black densa, ipnotica e seminale del primo album si fa meno
irruente per lasciar spazio ad una nuova grammatica hip-hop.
Stand up tall nasconde traumi. Respect me un grido di frustrazione. Dream una filastrocca anfetaminica. Fickle, il mio pezzo preferito, è poetry malato come se Saul Williams fosse stato catturato dalle dodici scimmie. Ritmi frenetici sostenuti da percussioni africane,suoni orientali e laptop che zampillano tra arrangiamenti minimali. Showtime è sicuramente più sofisticato rispetto a Boy in da corner, ma se da un lato l’irruenza del giovane Dylan Mills (aka Dizzee Rascal) è assorbita da suoni più danzabili non per questo viene meno il lato violento e pesante del suo sound. Le dancehall e i clubs spostino il calendario in avanti, c’è un nuovo modello a cui ispirarsi. Jo Laudato |
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