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DIZZEE RASCAL: Showtime (XL Recording) |
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La scena garage rap britannica è tra le cose più interessanti sentite negli ultimi anni. Nasce verso la fine dei novanta nei club più esclusivi londinesi, stanchi di jungle e dell’ondata drum’n bass. C’è voglia di ballare senza traumi, di ritmi più dopati e i suoni virano di colpo verso il garage newyorchese, verso il dub moderno, la breakbeat più digeribile. Radio seguitissime come London Underground o Magic Fm iniziano a diffondere il nuovo sound. Nascono nuovi club dove i dj inglesi si contaminano a vicenda. Artful Dodger, MJ Cole, e Wookie i pionieri ma a lanciare definitivamente la scena è soprattutto il successo stellare di Craig David. Il garage è fastidiosamente di moda. Chi non dimentica le radici working class, il ghetto e lo spirito del garage iniziale sono i So Solid Crew , una trentina di DJ, Mc e vocalist incazzatissimi che si creano un piccolo impero da autogestire. Sono la risposta garage ai Wu Tang Clan. Ed è anche grazie a loro se oggi la scena garage inglese può vantare tre autentici gioielli: The Streets, adorati da Bowie e Massive attack, poeti del disagio giovanile inglese con testi alla Irvine Welsh nascosti in una miscela esplosiva di pop, garage e rap. Audio Bullys, house rock senza precedenti che ripercorre la storia del pop rivoluzionario britannico in chiave dance. E Dizzee Rascal, un diciannovenne di colore che ha venduto con il primo Boy in da corner 250.000 copie e che ha vinto il Mercury prize l’anno scorso facendo innamorare la stampa musicale di mezzo mondo. Showtime, seconda attesa prova del giovane demonio è più che una conferma. La black densa, ipnotica e seminale del primo album si fa meno irruente per lasciar spazio ad una nuova grammatica hip-hop. L’irruenza e l’estrosità si mettono a servizio di una tensione fluttuante. La voce di Dizzee è quella di uno sciamano che ha visioni apocalittiche. Lirica, allarmata, sofferta Stand up tall nasconde traumi. Respect me un grido di frustrazione. Dream una filastrocca anfetaminica. Fickle, il mio pezzo preferito, è poetry malato come se Saul Williams fosse stato catturato dalle dodici scimmie. Ritmi frenetici sostenuti da percussioni africane,suoni orientali e laptop che zampillano tra arrangiamenti minimali. Showtime è sicuramente più sofisticato rispetto a Boy in da corner, ma se da un lato l’irruenza del giovane Dylan Mills (aka Dizzee Rascal) è assorbita da suoni più danzabili non per questo viene meno il lato violento e pesante del suo sound. Le dancehall e i clubs spostino il calendario in avanti, c’è un nuovo modello a cui ispirarsi. Jo Laudato |
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