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JAH WOBBLE: I could have been a contender (Trojan)

 

 JAH WOBBLE: I could have been a contender (Trojan)Un cofanetto di tre cd dedicato alla carriera di Jah Wobble? Geniale! Se poi lo mette fuori un’etichetta come la Trojan (ora nell’orbita del Sanctuary Records Group), gli applausi raddoppiano anche in virtù del prezzo contenuto, che corrisponde in sostanza quello di un solo cd.

   I could have been a contender è un’antologia esaustiva, capace di riassumere in 37 brani e più di tre ore di musica, il percorso artistico di un musicista che, insieme a Brian Eno, Adrian Sherwood e Bill Laswell, ha saputo esplorare in maniera credibile tutte le strade che dal rock portavano altrove (etnica/ambient/folk/dance/dub...).

   Wobble, il bassista bianco con un piede a Londra e l’altro a Kingston.

   Wobble, il tipo sempre in viaggio da un punto all’altro del pianeta, con quella faccia da fratello perduto di Quentin Tarantino.

   Wobble, che negli anni ‘80 aveva uno studio di registrazione in un seminterrato nella pericolosa Chinatown londinese.

   Wobble, unico perno delle molteplici incarnazioni degli Invaders of the Heart.

   Wobble, che fa volontariato nelle chiese del Cheshire.

   Il nome, come ho sempre pensato, è da dio!

   L’inizio dell’avventura, in veste di luogotenente di un John Lydon coi postumi dei Sex Pistols, risale al dicembre del 1978: First issue è l’album, Public image, la canzone, Public Image Limited (o P.I.L.), la band. Nelle note scritte per il booklet, Wobble assicura che all’epoca accettò il coinvolgimento nel nuovo progetto di Lydon solo a causa della sua incapacità di dire di no alla gente. Non male come battuta, se teniamo conto che tra i due non corre più buon sangue dai tempi di Flowers of romance (1981), terzo album in studio dei P.I.L. Alcuni sostengono che durante la lavorazione del disco Wobble si sia ritrovato di punto in bianco fuori dal gruppo sotto l’accusa infamante di aver sottratto alcuni preziosissimi nastri con l’intento di usarli per scopi tutti suoi. Vai a capire se è vero. Più probabile che, conoscendo il famigerato caratterino di Johnny, la crepa sia stata aperta dagli elogi sperticati a Metal box (1979), l’album di Poptones, in cui la critica riconobbe i segni dell’opera epocale di due belle teste (Lydon & Wobble, appunto).

   Dopo il divorzio artistico, la prima uscita come solista è Betrayal, il disco con la piramide e i palmizi kitsch in copertina registrato, ammette l’autore, in stato di perenne ubriachezza con l’aiuto di Mark Lusardi dietro al mixer. Nello stesso periodo post-P.I.L., il giornalista di NME Angus McKinnon pone le basi per un’altro storico incontro: Wobble entra in contatto con Holger Czukay dei Can, impara nuove cose (interessandosi tra l’altro alla musica concreta) e insieme a lui incide prima l’E.p. How much are they, quindi un intero album dal titolo Full circle (1982) che vede tra gli ospiti anche un altro componente dei Can, il batterista Jaki Liebezeit. Volano scintille di creatività allo stato puro. How much are they (track n°3 sul secondo cd dell’antologia), è un urban dub psichedelico con titolo e voci femminili derivati da un curioso aneddoto: mentre Wobble e Czukay registravano il pezzo, due ragazze particolarmente fulminate si precipitarono nello studio scambiandolo per un negozio con tutta Jah Wobblela merce in saldo. Occasione afferrata al volo: il surreale scambio di battute tra i presenti scaturito dall’equivoco, prontamente impresso su nastro, costituì la parte testuale del brano.

   Le collaborazioni si infittiscono: il trombettista Harry Beckett, il chitarrista B.J. Cole, il tastierista Ollie Marland, The Edge degli U2, il produttore/Dj Francois Kervokian, astro della scena dance newyorkese, e, ancora, una leggenda del jazz come Pharoah Sanders, Nina Miranda, Sinead O’Connor, Natasha Atlas, Brian Eno (l’album insieme è Spinner, uscito nel 1995), Harold Budd (bellissimo Jah Wobble's Solaris - Live In Concert, progetto del 2002 ispirato all’omonimo film di Andrei Tarkovsky). Wobble scandaglia tutto, persino le arie d’opera (Requiem III), i versi maledetti di William Blake (ascoltate Tyger tyger e Songs of innocence, tratti da The Inspiration of William Blake, del 1996) e le atmosfere care al Miles Davis di Doo-wop (brano di riferimento: Fly 1).

   I could have been a contender: un pozzo di meraviglie sonore. Ironico il titolo, come la grafica e le foto scelte per il packaging, più il paragone tra Wobble e Brando/Kurtz in Apocalypse now. Anni luce avanti, rispetto a una moltitudine di semplici mestieranti. La classe non manca: accattatevillo!

 

J.R.D.

 sul web: www.30hertzrecords.com

                www.trojan-records.com