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MODEST MOUSE: Good news for people who love bad news (Epic) |
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Perdenti, ubriaconi e sottoproletari di tutto il mondo gioite: dopo quattro anni dal precedente The Moon and Antartica tornano i Modest Mouse, i cantori delle vostre disgrazie, la band che vi ha accompagnato in viaggi in macchina senza meta, che ascoltavate guardando il vostro frigo vuoto o ammucchiando sopra la tv lattine di birra.. E ironia beffarda sono ancora su major, la Epic, in barba a tutti quei gruppetti che provano in ogni modo ad essere "cool" al momento giusto. Good news for people who love bad news non brilla certo per originalità, ed è per molti aspetti un disco fuori moda, ma la trasparenza dei Modest Mouse è encomiabile e il talento di Isaac Brook (chitarra e voce) straripante. I soliti strafottenti ragazzi di Issaquah, paesino in provincia di Washington, con quel rock stralunato, apparentemente senza regole, ma di cui è facile ricostruire storia e genealogia. È necessario tornare agli anni 90, a quell’indie rock statunitense che prendeva dalla scuola neozelandese l’attitudine Lo-fi e dalla New wave britannica, quella di Talking Heads e Gang of Four per intenderci, le discordanze e le psicosi. Gruppi come Sebadoh, Treepeople, Built to Spill, vezzeggiati e difesi dai critici del tempo ma adombrati dal fenomeno del Grunge. E poi, soprattutto, i grandi, grandissimi Pavement. Ma non è difficile scorgere nel sound dei Modest Mouse anche quella tradizione di garage eclettico e senza tempo di Violent Femmes prima e Pixies poi. Non dimentichiamoci infine la vicinanza con Washington, vedi Dischord, vedi Fugazi, vedi post punk. The good news for people who love bad news è semiologicamente importante, passionalmente reazionario, una mina vagante nel cuore della Epic. Delizioso quanto estivo il singolo apripista Float on (di cui potete vedere il video all’indirizzo www.modestmousebootlegs.com) e maledettamente accattivante, grazie a coretti Beachboysiani, The world at large. Si sprofonda poi nella malinconia con la triste e funerea Bukowsi, accompagnata da un banjo spiritato e dalla solita tecnica cantilenante di Brook, marchio di fabbrica dei Modest Mouse. Questa canzone, assieme a Satin in a coffin e alla ballatona oscura Blame it on the tetons testimonia l’amicizia nata con i Black Heart Procession, con cui tra l’altro hanno collaborato nel progetto Ugly Casanova, ed è forse questa l’unica vera novità. Good news for people who love bad news non è il disco con cui iniziare a conoscere i Modest Mouse, ma per chi li seguiti fino a The Moon and Antartica è indubbiamente un tonificante ritorno.
Jo Laudato |
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