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CHEMICAL BROTHERS: Come With Us (Virgin)       scarica il tema del desktop

Manchester, anno 2002: Ed (Simons) e Tom (Rowlands), psiconauti del dancefloor, tornano sulla terra per invitarci a prendere parte alla loro quarta missione sulla lunga distanza. Viaggio di prima classe, luci psichedeliche e niente posti a sedere perché qui si (s)balla sul serio, senza additivi illegali, senza cazzatine francesi alla Air o alla Daft Punk. Dieci anni dopo l’esordio con il 12" Song To The Siren (all’epoca la sigla era Dust Brothers), Manchester la matta domina ancora e poco importa se la critica si è affrettata a scrivere che Come with us non è il disco ‘epocalè che tutti aspettavano (stessa sentenza toccata del resto al sublime Drukqs di Aphex Twin). È il verbo di un duo che ha saputo unire ravers e rockettari sulla stessa lunghezza d’onda e che, a due anni da Surrender, mette in fila dieci tracce in grado di confermare il primato precedentemente stabilito: i Chemical Brothers sono tra le rare formazioni di techno intelligente in grado di reggere un album intero (ma dove sono finiti i Prodigy?).

L’apertura spetta al brano che intitola la raccolta: un’armonia d’archi sintetici ed una voce campionata dallo spazio profondo precedono l’urto usuale del drumbeat miscelato a riverberi psichedelici, vero marchio di fabbrica della ditta. La novità rispetto al passato è costituita da It Began In Afrika (già uscita come singolo), dove si nota un’attenzione maggiore nei confronti della dance tribale trasfigurata nel ‘furto’ di un sample usato in precedenza da Norman Cook. In Galaxy Bounce è la house dal basso elettro-funk ad essere recuperata: ottima dinamite per la pista da ballo con qualcosa dello storico hit dei M/A/R/R/S Pump Up The Volume mentre i colori acidamente psich che avevano caratterizzato Dig Your Own Hole riesplodono in Star Guitar , nel mood orientaleggiante di Hoops e, ancora, nella doppietta di My Elastic Eye (Mike Oldfield raveizzato?) e Pioneer Skies. Più convenzionale Denmark, bignamino di techno europea ad uso e consumo delle giovani marmotte armate di piatti, mixer e drum machine. Non catturano al primo ascolto The State Wère In e The Test, episodi in cui si ascoltano rispettivamente le voci di Beth Orton Richard Ashcroft ma è evidente che sul giudizio gravano le prove offerte da Noel Gallagher, Bobby Gillespie e Hope Sandoval su Surrender. Ottimo lavoro, non si discute!

Dal vivo, i Chemicals debutteranno con il nuovo tour il 24 febbraio (Tokyo) e saranno in Italia il 4 aprile per un’unica data al Palavobis di Milano.

(J.R.D.)

www.thechemicalbrothers.com