|
|
SPIRITUALIZED: The Complete works Volume one (Spaceman/Arista) |
|
Ventiquattro pezzi rari dai primi tre anni di attività della creatura di Jason Pierce in un doppio cd dalla curiosa confezione (il ‘casè privo di booklet, interamente bianco farmaceutico) che sarà seguito entro la fine dell’anno da un Volume two. Si tratta di materiale pubblicato su singoli, flexi, tirature limitate fuori dagli album Lazer guided melodies (1992) e Pure phase (1995), oggi a loro volta introvabili ed è chiaro come i primi destinatari della raccolta siano i fans più recenti conquistati da Ladies and gentlemen we are floating in space (1997) e Let it come down (2001).Era il giugno del 1990 apparve il primo singolo degli Spiritualized Anyway that you want me, cover di una canzone dei Troggs con Step into the breeze (part 1) sul retro (la versione 12" conteneva anche una parte seconda dello stesso brano). Gli Spacemen 3, prima band di Pierce, esistevano ancora ma erano praticamente agli sgoccioli, visto che conducevano una vita artistica da separati in casa (imbarazzanti le sessions di registrazione per Recurring) ed è interessante notare come il personale scelto dal chitarrista/cantante per il nuovo progetto avesse già prestato servizio negli Spacemen 3: Mark Refoy (chitarra); Jon Mattock (batteria); Willie Carruthers (basso). Più tardi, a questa formazione si unirà la tastierista Kate Radley, presente nell’album di debutto ma è vero che chiunque conosca a fondo la storia degli Spiritualized starà già sorridendo: fondamentalmente siamo al cospetto di una one man band portata avanti da un uomo che, con poche smentite, sul palco o in studio di registrazione ha sempre avuto fama di tiranno megalomane (finita l’estenuante lavorazione di un disco, ha quasi sempre licenziato qualcuno). Indispensabile avvertenza ai neofiti: The Complete works Volume one va preso a piccole dosi, resistendo alla tentazione di scaraventare il disco fuori dalla finestra dopo i primi 20-30 minuti. Le perle arrivano gradualmente e per una prima parte noiosetta (tre versioni della zuccherosa Feel so sad sono francamente troppe), occupata da curiosi rifacimenti (non proprio covers) di brani altrui come Run, basata su una canzone di J.J. Cale dal titolo They call me the breeze, troviamo ‘un secondo tempo’ più intrigante che comincia con l’esperimento 100 bars (accappella) per la voce della Radley che conta fino a 100 e prosegue con le bellissime I want you, You know it’s true e la lunga Medication dall’omonimo E.p. del 1992. Il materiale presente sul cd2 documenta la maturità compositiva di Pierce (la cavalcata soul-psych di Smiles) allontanando dall’orizzonte l’aderenza allo stile Spacemen 3 delle prime composizioni per far posto al blues interstellare influenzato da Brian Wilson e Bacharach, da Lou Reed come dal gospel. Pura filologia per un gruppo dalla difficile collocazione: geniale per alcuni, pomposa, al limite del barocco per altri, la musica degli Spiritualized non segue il flusso delle mode ma l’inquieto mood interiore di Pierce. Giorgio Bruni |
|
|