Quinto disco in undici anni (incluso il doppio live Royal Albert Hall October 10 1997), Let It Come Down è l’opera più ambiziosa concepita finora dall’ex Spacemen 3 Jason Pierce. Un album-kolossal alla maniera di Pet Sounds dei Beach Boys o di Sgt. Peppers dei Beatles. La lista dei musicisti è spaventosa (oltre 100 elementi) e accompagna Pierce, oggi unico titolare del marchio Spiritualized, in un viaggio emozionante lungo dieci canzoni. Spettacolare, più del celebrato Ladies And Gentlemen Wère Floating In Space di quattro anni fa, anticipato di poco da Stop your crying, singolo e video di una bellezza disarmante, l’album vive di una sublime grazia compositiva sconosciuta alla maggior parte dei dischi usciti di recente. Inutile cercare episodi minori, scarti di magazzino, copie carbone di successi passati. Brani come Don’t just do something (un Louis Armstrong resuscitato nel cyberspazio?), Out of sight, il trascinante, stonesiano The twelve steps o la ballad The straight and the narrow accorciano notevolmente la distanza tra la one man band Spiritualized ed i suoi illustri numi tutelari. Pierce mira alto e non fa nulla per nascondere le proprie ambizioni. Crede fermamente nel suono, nell’arrangiamento perfetto e Let It Come Down è proprio uno di quei tesori che svelano qualcosa di nuovo ad ogni ascolto. In cuffia, a luce spenta, ad occhi chiusi, il viaggio funziona divinamente.

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