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AA.VV.: Rephlexions! (Rephlex) |
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Il sottotitolo di questa vera e propria botta in 19 brani per 74’ e 27” recita: an album of braindance! e, per i pochi sprovveduti che ancora non lo sapessero, la Rephlex (www.rephlex.com) non è altro che l’etichetta discografica fondata nei primi anni Novanta da Aphex Twin e dal suo amico Grant Wilson Claridge. Se invece conoscete già la filosofia della casa, sapete già cosa aspettarvi: musica per ultracorpi stravolti usciti da qualche buco nero, proprio come gli alieni da fumetto in stile Jack Kirby che adornano l’altrimenti spartana copertina in digipack. Spiazzante, intelligente (come si diceva una volta, per distinguerla dalla dance più dozzinale), adatta ai cultori del breakbeat come ai fighi che si vantano di conoscere a fondo l’opera omnia di Karlheinz Stockhausen. Summa necessaria ai neofiti ma che non deluderà certamente tutti gli altri, se non altro perché la traccia n°19 porta la firma altisonante di AFX ed è (decidete voi) un gioiello probabilmente uscito da qualche misterioso cassetto, oppure una ‘new thing’ che preannuncia le future gesta del signor Richard D. James dopo un po’ di riposo sui meritati allori. Il resto (ovvero, tutto ciò che viene prima di Mangle 11) non è da meno, a partire da Goodnight Toby di Yee-King (mooolto vicina alle atmosfere di Drukqs), seguita da Shipwreck di D’Arcangelo e dai graspi post-jungle di Cylob in Smack’em up sharp, poi dall’ottima Radiopropulsive di Bochum Welt, uno tra i miei brani preferiti della raccolta (un altro arriva immediatamente dopo: I’m all alone dei DMX Crew, groove nerissimo anni Settanta, vicino al Beans di Tomorrow right now). Poi ci sono Pierre Bastien (la sua Avid diva sembra uno strumentale tagliato fuori da Swordfishtrombones di Tom Waits), Leila (eccellente electro-noir dagli marcati lineamenti jazz-funk), Astrobotnia (Bifidus: ancora roba strana tutta sincopata dallo spazio profondo che potrebbe minare la vostra salute mentale), J.P. Buckle, Bogdan Raczynski (pezzo dal titolo chilometrico!), Like-A-Tim, The Gentle People, PP Roy, etc. La squadra di protégés funziona benissimo ed è un peccato che all’appello manchi il romano Lory D, titolare di un album (Sounds never seen) pubblicato dalla Rephlex lo scorso anno. Come suona questo disco? Ve lo dico con le parole di Simon Reynolds, autore dell’imprescindibile Generazione ballo/sballo edito in Italia da Arcana: “Poliritmi contorti in modo talmente grottesco da tagliare a fette chiunque fosse sufficientemente pazzo da tentare di ballarli.” L’affermazione è tratta da un capitolo del libro intitolato Il ballo si fotta, siamo artisti. E ho detto tutto. P.S. Astenersi fervidi estimatori dei Montefiori Cocktail.
(J.R.D.) |
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