Proprio quando non ti aspetti più niente dalla vita perché pensi che con i
Tortoise si sia chiuso un capitolo decisivo nella storia della musica e sia
impossibile andar oltre, ecco che spunta un gruppo capace di spiazzarti e
farti ritrovare l’entusiasmo sepolto.
I Jaga Jazzist sono dieci sbarbatelli norvegesi, t-shirt anonime, jeans
lisi, capelli unti e facce su cui non scommetteresti un soldo bucato, che
propongono una miscela esplosiva di nu jazz, post rock, drum’n’bass ed
elettronica colta.
Con il precedente A living room hush,
uscito per la Ninja Tune, l’intera stampa mondiale li ha benedetti come
l’evento musicale più eccitante degli ultimi anni e la cosa, di per sé,
solitamente mi stimola a remar contro ( fa molto cool, lo so ) ma proprio
non vedo come darle torto.
Tanto per cominciare ogni canzone suona come un’elettrizzante sintesi della
crema del post rock e dell’elettronica degli ultimi dieci anni:
Aphex twin
che remixa gli Stereolab, i
Tortoise che fanno una cover di
Coltrane
con l’aiuto degli Autreche, gli
Squarepusher che si drogano con i Soft Machine e via con una serie di esempi
che rischierebbe l’assurdo.
Poi le note collimano, combaciano, si osservano e si incastrano in una sorta
di puzzle vibrante che richiede un orecchio attento alle sfumature, ai
dettagli, ma anche ad un ritmo che cresce nell’insieme come una piacevole
nevrosi.
The Stix scotta tra le mani e vince il confronto con le orchestrazioni
latine dei Koop, il soul vellutato dei Jazzanova, o il jazz filmico dei
Cinematic Orchestra.
Siamo forse arrivati al post nu jazz ? A chi odia le etichette che elaboro
durante la notte dopo una caponata mal digerita basti sapere che è musica
coinvolgente pur non essendo ballabile, trascinante pur rifiutando strutture
lineari e che è dannatamente innovativa.
Non è un caso che molti artisti come i Motorpsycho, i Royskop o quell’introverso
di Bobby Hughes li reclamino per svariate collaborazioni e loro accettano
qualsiasi proposta perché nella natura della musica che propongono i Jaga
Jazzist c’è un’ istintiva volontà di contaminazione.
Jo Laudato |