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TWO LONE SWORDSMEN: From the double gone chapel (Warp) |
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"E ora qualcosa di completamente diverso", direbbero i Monty Python. Non vedo altro modo per introdurre il nuovo lavoro di Andrew Weatherall e Keith Tenniswood (aka Radiactive Man) sotto la sigla Two Lone Swordsmen. Due stregoni del mixer all’opera fanno notizia, se poi il disco oltre che a mettere in mostra un felice matrimonio tra elettronica e strumenti live è anche strepitoso, entriamo in zona miracolo direttamente dalla porta d’ingresso. Siamo a Londra, ragazzi. In quel futuro/presente del Korova Milk Bar, di Alex e i suoi drughi e della fetish culture tutta sudore, cuoio, catene, puppe forate, grooves downtempo. Otto anni dopo The Fifth mission – Return to the flightpath estate, esordio dei nostri sulle ceneri del progetto Sabres of Paradise, e con svariate esperienze al Drum Club, al Sabres, al Sonar Festival di Barcellona, manipolando suoni per gente come David Holmes, Lali Puna o, più recentemente, per i Throbbing Gristle di Mutant. Vi piacciono le chitarre? Abbiamo le chitarre! Vi piace il basso sporco? No problem. C’è un’eco di Joy Division nell’iniziale Stack up, roba che dovrebbe come minimo rimettere sul seggiolone gli Interpol. C’è Faux, primo singolo estratto (con l’inedita Roof 1), ad indicare la strada che i Sonic Youth purtroppo non si decidono a imboccare, e c’è Formica fuego, dove si aspetta (invano) la voce di Bobby Gillespie perché il pezzo profuma di Primal Scream dalle prime battute.Una vibrazione strana attraversa tutte le dodici tracce. Sesso malato. Cappellaie Matte sotto effetto di ayahuasca o qualche altra sostanza psicoattiva che inventano seduta stante strambi ondeggiamenti di danza. L’ultima volta che ho avvertito qualcosa del genere, stavo ascoltando N.Y. Muscle di Hell. Suoni degli ’80 innestati nella musica elettronica d’ascolto contemporanea: qui si plasma ex novo la materia inerte del rock, non c’è dubbio. Dark e psichedelia, una spruzzata di liquido postpunk che guarda ancora a Metal box (1979) dei Public Image Limited come a una magistrale scultura sonora e a Sex beat dei Gun Club di Jerry Lee Pierce (l’album è Fire of love, 1981) come alla cover perfetta per un disco a contenuto altamente infiammabile. Sorpresa: Weatherall canta! Lui, il produttore di Screamadelica (l’unico album da isola deserta degli anni ’90), si butta sul microfono per dispensare versi tipo: "So what you can walk on the clouds / pressure only makes it rain / so hot to the fingers that touch / glowing embers hit the ground..." (Kamanda’s response). Scuro e scheletrico sopra il basso di Tenniswood, evoca lo spettro di Ian Curtis prima di tuffarsi in mugugni febbrili e osceni o rimestare nel codice genetico di Gary Numan. Taste of our flames è straordinario trip-hop con voce femminile e tanti saluti al caro Tricky. Un viaggio intenso che passa anche per i Killing Joke, il dub e l’intera storia del rock’n’roll. Sembra incredibile, ma questi due bianchi partiti dalla techno conoscono il voodoo!(J.R.D.) |
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