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WU MING 1: New Thing (Einaudi, pp. 220, € 14,00) Leggi in anteprima un estratto da New Thing di Wu Ming 1 (in libreria dal 25/10/2004) (Leggi l'intervista a Wu Ming 1) |
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Un libro può farti anche questo, prima ancora che tu possa leggerlo. “Oggetto narrativo”, lo definisce oggi l’autore, allontanandolo un po’ dalla categoria “romanzo” e svelando l’influenza sulla sua opera di modelli come Please kill me: the uncensored oral history of punk di Legs McNeil e Gillian McCain, We got the neutron bomb: the untold story of L.A. punk di Mark Spitz e Brendan Mullen e Gauleses irredutiveis: causos e attitudes do rock gaúcho di Alisson Ávila, Cristiano Bastos e Eduardo Müller. Libri in cui “il metodo di composizione e le strategie narrative imitano il linguaggio del documentario e della videoinchiesta”.
New Thing veste
tratti formali insoliti che portano ad un parziale straniamento dei
materiali narrativi e puntano dichiaratamente al ritmo (nei titoli di coda
si fa riferimento al montaggio cinematografico), alternando, tra cronaca e
invenzione, frammenti di un monologo interiore di
John Coltrane nei suoi
ultimi giorni di vita, a interviste raccolte da qualcuno (chi?) quarant’anni
dopo l’età che vide l'ascesa del
Le voci impresse su un nastro magnetico sono quelle di Green Man, Rowdy-Dow, Git-on-the-Good-Fooot, Thumbtack, Let's-Play-a-Game, Julia Mey: umanità che rievoca il periodo della New Thing, la rivoluzione del jazz libero di Albert Ayler, Archie Shepp, Bill Dixon, Eric Dolphy e naturalmente Coltrane. La "Nuova Cosa", unico evento davvero innovativo dai tempi del bebop della metà degli anni Quaranta: ritmi svincolati da schemi metrici, strumenti a fiato suonati energicamente, grande libertà ritmica e melodica. “Antijazz”, lo definirono i detrattori (in cima alla lista troviamo John Tynan, redattore della rivista Down Beat e Leonard Feather, famoso per non aver mai mandato giù tutta la musica di Trane). Dai loft della Downtown di New York City a locali di basso livello come lo Slugs sulla Terza strada, al catalogo di un’etichetta discografica come la ESP, piccola (e per qualche tempo esclusiva) realtà interessata al jazz d’avanguardia. New Thing significa soprattutto consapevolezza dell’immenso patrimonio culturale africano da parte dei musicisti neri che la praticarono. Un bene da contrapporre, anche con rabbia, allo skyline dei grattacieli, al monopolio schiacciante della cultura occidentale, alla visione di quei bianchi che, alla maniera dello storico Arnold Toynbee, non si erano fatti scrupolo di consegnare ai posteri frasi infami come “La razza nera non ha dato alcun contributo positivo alla civiltà”. Jazz against fascism. L’Africa, non gli Stati Uniti d’America. L'Olatunji Center of African Culture ad Harlem, inaugurato il 27 marzo del 1967, pochi mesi prima che John William Coltrane, nato Hamlet, North Carolina, il 23 settembre 1926, lasciasse questo mondo stroncato da un cancro al fegato. Africano. Negro. Nee-grow e nighrah. Nigger. Nigga. Afroamericano. Africano della diaspora. Africano (“È un gran casino, uomo, te l’ho detto”). Il pensiero di Malcolm X aveva trovato un varco ed era passato. Negli anni Cinquanta e Sessanta, Ornette Coleman e Miles Davis avevano denunciato la persistenza del razzismo in America ed erano stati accusati di razzismo al contrario. Durante le sessions di registrazione della sua Freedom suite, brano dedicato alle speranze del popolo nero, Sonny Rollins era stato messo al corrente dai produttori con cui stava lavorando della necessità di non turbare più di tanto gli ascoltatori bianchi. Agosto 1965: il quartiere di Watts a Los Angeles diventa teatro di una cruenta sommossa della comunità nera. 1966: Stokely Carmichael, che più tardi adotterà il nome di Kwame Ture, parla di autodeterminazione come strumento necessario per costringere i bianchi a trattare con i neri. Ad Oakland, California, Bobby Seale e Huey P.Newton fondano il Black Panther Party. 1966-1968: si moltiplicano le rivolte e gli scontri nei quartieri neri del Nord degli Stati Uniti. Governo Usa versus dissidenti interni. Strategia della tensione. Settembre 1969: con una dichiarazione al New York Times, J. Edgar Hoover, direttore dell’FBI, definisce le Pantere Nere “la più grande minaccia alla sicurezza interna del Paese”.
Ho rotto le palle per tre anni a WM1 con la domanda da un milione di dollari: “Quando uscirà il tuo romanzo?” New Thing è arrivato e non mi ha deluso. Potente come Fear of a black planet dei Public Enemy e Malcolm X più La 25ª ora, in assoluto i due migliori film di Spike Lee. Forte, importante, ricco di battiti urbani, di piani-sequenza bruscamente interrotti (magnetofono, camera a mano, sguardo debordante nel groviglio di strati temporali che sembrano diversi l’uno dall’altro e invece si sovrappongono fino a delineare un’unica terra di fantasmi), di passaggi che una volta letti, si inchiodano nella testa e non riesci a liberartene più. Un’altra frase del libro, prima di lasciarvi: “Questa storia va ben oltre il free jazz”. Nino G. D'Attis
sul web: http://www.wumingfoundation.com/italiano/anticipazioni.htm |
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